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AUTOGRILL CON SORPRESA: DUE CAMIONISTI SLAVI.


di santoBEVITORE
21.12.2012    |    37.734    |    10 9.7
"Se ne stanno li a parlare proprio di fronte alla mia auto..."
sonia e simone si sono sposati da poco.
da quando sono rientrati dal loro lungo viaggio di nozze (1 mese in thailandia) non ci siamo mai visti. l'appuntamento è per le 21 ma ho deciso di partire con molto anticipo perché piove a dirotto e c'è il rischio di trovare problemi di traffico in autostrada.
contrariamente alla mia previsione non ci sono intoppi, per tutto il primo tratto di strada l'automobile scorre leggera e tranquilla, appena qualche rallentamento nei tratti senza asfalto drenante.
il casino succede quando sono a pochi kilometri dal casello di uscita:
improvvisamente il cielo sembra cadere giù. scrosci violenti si abbattono sulla mia auto che rimbomba e vibra, il tergicristallo lanciato al massimo non riesce comunque a stare dietro alla pioggia battente.
mi tengo sulla corsia di destra e raggiungo l'autogrill, tanto dovevo comprare le sigarette.
bastano i due passi che separano il parcheggio dalla tettoia all'ingresso del bar a inzupparmi i capelli, corro subito in bagno e mi asciugo come posso con dei fazzolettini e con il bocchettone dell'aria calda. non c'è nessun altro.
coda alla cassa, "due pacchetti di fortuna rosse, grazie, ah e un caffè".
prendo le sigarette, bevo il caffè con calma lanciando qualche sguardo intorno, decido che non c'è nessuno ed esco.

sono in due, e appena li vedo penso che mi piacciono entrambi.
il più vecchio avrà 55 anni, un filo di pancia e due enormi baffoni brizzolati come i capelli e indossa un gilet imbottito con sotto un maglione di lana grezza di quelli che vedresti bene al nonno di heidi. l'altro è giovane, 27, 28 anni al massimo, è robusto ma non grasso, ha i capelli nerissimi e un filo di barba scura come la pece ad incorniciare il mento. indossa una tuta di flanella nera troppo lavata per avere un colore uniforme e mentre parla animatamente con il suo amico non smette un istante di toccarsi il pacco, assolutamente vistoso, sotto alla tuta.
non capisco cosa dicono, non sembra italiano.
se ne stanno li a parlare proprio di fronte alla mia auto.
piove ancora, ma molto meno, senza smettere di guardare l'inguine del giovane salgo in macchina e prendo tempo fingendo di dover prendere qualcosa che non trovo nel cruscotto, solo per restare qualche altro secondo e godermi questa splendida immagine.
per un attimo il tipo si volta a guardarmi, poi torna subito a parlare con l'altro. il cuore mi batte all'impazzata ma fingo una serafica tranquillità, scarto un pacchetto e mi accendo lentamente una sigaretta.
anche l'altro si volta a guardarmi, poi indica rapidamente il pacco dell'amico e si mette a ridere. anche l'amico ride e torna a guardarmi.
ride e mi guarda senza smettere di toccarsi.
continuo a fissarlo senza tradire nessuna emozione: il mio sguardo dice tutto quello che deve dire.
i due continuano a ridere per un po', poi il giovane torna a fissarmi, ma questa volta si tocca in modo diverso, non è la solita grattatina distratta, si stringe l'uccello e scorre sul cotone mimando una sega.
sento la bocca arida e mi gira la testa.
mi stanno prendendo in giro? è chiaro che hanno capito... ma è possibile che li abbia imbroccati così?
non ho il tempo di proseguire con le domande, i due si incamminano verso il parcheggio dei camion e il più vecchio mi fa cenno con la testa di seguirli.
faccio il giro largo con l'auto e raggiungo la zona riservata agli autotreni appena in tempo per vederli sparire dietro un grosso rimorchio giallo e nero. parcheggio dietro e scendo. la pioggia adesso è sottilissima, quasi vapore... ma non la sento nemmeno... sono un animale e reagisco solo agli istinti basilari.
i due salgono sulla stessa cabina e lasciano lo sportello aperto.
non ho il coraggio... ma mi avvicino e sbircio all'interno.
il vecchio mi fa segno di salire e dice qualcosa che non capisco, sembra slavo.
mi aggancio alla scaletta e salgo anche io.
mentre il baffone si toglie il gilet mi guardo intorno. il buio è appena arginato da una lampadina rossa accesa in un angolo. i contorni sono indefiniti ma l'odore è forte. odore di umido, odore di erba tagliata, odore di sudore, odore di... guardo nella cuccetta e per un attimo il respiro mi muore in gola: il giovane se ne sta steso, con i pantaloni e gli slip calati alle caviglie, e si scappella vigorosamente l'uccello.
dice qualcosa, sorride, ma non capisco e forse nemmeno lo sento; sono ipnotizzato dal tronco massiccio di carne che ha fra le gambe, la luce rossa mi impedisce di scorgere i dettagli ma non c'è dubbio che è davvero largo e che è già duro.
un colpetto alla spalla mi desta e mi riporta alla realtà, il baffone si è tolto anche il maglione e adesso indossa solo una canottiera bianca che non sembra pulitissima, ma forse è colpa di questa luce strana.
tenta di dirmi qualcosa, ma è tutto inutile, nel suo articolare gutturale non riesco a distinguere nemmeno una parola. in mancanza di un dialogo lo slavo cerca di farsi capire a gesti, mi prende con una mano fra la nuca e il collo e mi spinge verso la cuccetta.
annuisco senza dire niente, mi sfilo il giaccone e le scarpe e passo dietro.
l'odore di cazzo è forte, e ora che sono vicino vedo che la cappella del moretto è umida e ricoperta da una patina vischiosa che si spande su tutto il glande ogni volta che il prepuzio si ritrae. allungo le mani e sollevo la felpa sul torace del mio bel camionista scoprendo un torace massiccio e ricoperto di riccioli scuri. parole, parole straniere, parole sussurrate. parole inutili. mi chino sul suo uccello e annuso profondamente e rumorosamente il suo afrore di maschio, l'orsetto scambia una battuta con il compagno, ridono ancora, poi mi offre la sua verga completamente scappellata e il mondo fuori cessa di esistere.
srotolo la lingua e abbasso la testa... percorro il profilo del glande ripulendolo del suo umore tiepido e invitante, lo assaporo sul palato e vengo travolto da mille aromi che immediatamente mi accendono mille sensi. mi abbasso ancora e appoggio la lingua sulla punta del cazzo, lento scendo lungo l'asta fino a raggiungere le palle.
deciso ma non cattivo il baffone alle mie spalle mi prende per i capelli e mi riposiziona direttamente sul cazzo dell'amico. non hanno voglia di distrazioni: devo pompare.
schiudo le labbra e mi calo sul suo membro rigido, lo accolgo morbidamente sulla lingua e lo lascio scivolare verso l'ugola.
né troppo veloce né troppo lento, parto a succhiare ritmicamente avvolgendo e risucchiando il suo bel batacchio duro come l'acciaio fino a che non sento le mani dell'altro che mi sollevano il maglione sulla schiena e prendono a carezzarmi dal collo ai fianchi.
mi interrompo per un attimo ma subito la manona decisa del giovane mi spinge sul suo minchione che reclama il pompino e riprendo a succhiare. amo il cazzo e amo succhiarlo... con una mano sulla testa che accompagna e dirige il pompino mi piace ancora di più. è difficile far capire che effetto mi fa. per me la mano sulla testa è sesso. è come un cazzo in culo, come uno schizzo improvviso in faccia. sentire la mano del mio maschio che poggia sulla mia testa mi da questo effetto.
pompo con un vigore rinnovato, ogni tanto deglutisco godendomi la mia saliva mista al suo liquido preseminale che continua a sgorgargli dalla punta della cappella.
sento che aumenta la pressione sulla mia nuca e aumento il passo.
su e giù ad ingoiargli la minchia senza soluzione di sosta.
le mani del più anziano mi sbottonano i pantaloni e me li abbassano con i boxer senza che io smetta nemmeno per un attimo di lavorarmi in bocca il verro dell'altro. so cosa sta per succedere e non riesco a credere che sia vero. non so che cazzo avrà il bel baffone ma sono certo che sta per scoparmi. il mistero... il dubbio sulle dimensioni del suo uccello e sul modo in cui mi prenderà è inebriante e le mie sinapsi, già in ebollizione per il cazzo che mi spinge in gola, esplodono di desiderio ed eccitazione. sento che appoggia un dito calloso al mio buchetto e spinge dentro una falange. 5 minuti fa mi sarei considerato fortunato a raccattare una pompa fugace... adesso voglio tutto, voglio succhiare il moretto e voglio che l'altro mi scopi.
muovo il bacino all'indietro con un colpo di reni e mi infilo praticamente da solo tutto il suo dito in culo.
il messaggio è chiaro, lo muove un po' su e giù e lo toglie. lo sento muoversi. sempre tenendo ben salda la mia bocca sul suo uccello il giovane cambia posizione nella cuccetta e si mette seduto accogliendomi in ginocchio fra le sue gambe, finalmente posso allungare le mani e tornare ad accarezzargli il torace villoso.
l'altro parla alle mie spalle, non so cosa dice e non so nemmeno se sta parlando con me o con il compare, non mi importa, non potrei fermarmi nemmeno se lo volessi.
le mani callose del più maturo mi prendono per i lombi e mi posizionano a 4 zampe, il giovane ormai mi ha preso la testa con entrambe le mani e quasi mi soffoca scopandomi la gola rapido e deciso.
sento uno sputo raggiungermi il buchetto e un dito che ci lavora intorno... poi appoggia la cappella. è durissima e sembra appuntita; per quanto sia entrata di un paio di centimetri al massimo il suo vigore è inequivocabile. con una lentezza che ha dell'incredibile si spinge dentro di me. come sospeso a metà fra due mondi sono diviso fra il battito urgente e forsennato dell'uccello che ho in gola e il lento avanzare del maschio che mi sta aprendo il culo.
molto lentamente è proprio il secondo ad avere il sopravvento: il suo manico inizia ad affondare nelle mie carni, si fa strada, mi allarga.
è grosso questo cazzo, lo sento aumentare in circonferenza mentre scivola placidamente in me. avanza... e avanza ancora, oltre ad essere largo e letteralmente di marmo è anche lunghissimo, fino a che mi fa male. lancio un gemito e per un secondo mi libero la bocca per prendere fiato. lo slavo baffuto estrae quasi completamente la minchia e la spinge nuovamente fino in fondo. un'altra fitta di dolore. un dolore fantastico... dilaniante e magnifico.
un'altra spinta ben piazzata e un'altra ancora, fa ancora male ma sempre meno... in qualche modo la sofferenza si va ovattando e viene ingoiata dall'irreale luce rossa di questa cabina e dall'odore forte e virile che sembra impregnare ogni cosa qui dentro.
il vecchio mi ordina qualcosa, lo guardo e non capisco, ancora una volta si fa capire spingendomi la nuca sul glande del giovane... e riprendo a pompare. mentre lo accarezzo con la lingua sento che l'uccello del moretto è percorso da fremiti sempre più rapidi. non reggerà molto e anche se l'altro mi sta praticamente sfondando il culo con il suo uccello poderoso, mi devo concentrare sul suo orgasmo.
istintivamente cerco di sincronizzare i due uccelli, ad ogni affondo del baffone corrisponde una spinta in gola dell'enorme cappella viola del giovane. in questo modo tutto e più armonioso e soprattutto entrambi riescono a spingersi al massimo dentro al mio corpo.
geme il bel camionista barbuto, geme e mi lascia la testa, poi si stringe forte la base dell'uccello e finalmente prorompe in un grido che mi suona sconclusionato "kurbaaaaaaaaaaaaaa!"
un oceano di sborra molto liquida mi inonda la gola e mi riempie la bocca. senza smettere di fottermi le labbra continua a spruzzare una quantità enorme di sperma, ingoio e continuo a pompare, ingoio ancora; uno sapore stupendo dolce e selvaggio mi avvolge le papille gustative che leccano e bevono tutto.
anche il suo amico ha voglia di schizzare, lo capisco dalla rapidità e dalla rabbia delle sue spinte, mi spinge la schiena con le mani e affonda la sua mazza di carne pulsante nel mio culetto ormai rotto.
"prasica... prasica..." la sua nenia incomprensibile accompagna ogni movimento del suo bacino fino a che la sua voce si rompe e lo sento trattenere il respiro.
calore umido, calore intenso, calore magico... tutto il mio corpo è pervaso da un'ondata di pace e benessere, il vecchio affonda un'ultima volta e si abbandona completamente immerso nel mio corpo e la mia mente naufraga in un mare di sborra.
restiamo così per almeno due minuti, due minuti con un cazzo in bocca e uno in culo che lentamente perdono rigidità.
il respiro torna normale.
poi il giovane mi porge un rotolo di carta e iniziamo a pulirci e rivestirci.
non c'è molto da dire... e anche se ci fosse non saremmo capaci di capirci.
i due amici parlottano un po', poi mi guardano.
allungo una mano e azzardo "ciao... è stato bello"
"molto bellissimo" dice il giovane
"molto bellissimo" fa eco l'altro.
scendo la scaletta del camion facendo attenzione a non scivolare.
non piove più.
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